Puntina da disegno
- Claudio
- 25 dic 2021
- Tempo di lettura: 4 min

La casa si era svuotata. Tutti gli invitati erano soddisfatti nel loro stomaco e, rotolando, erano ritornati alle loro case, dove li aspettava una buona dose di Biochetasi o magari una punta di bicarbonato. Sicuramente il calduccio del proprio letto, avvolto da una morbida copertina di pile, li avrebbe tentati.
Che cosa c’è di meglio di una sana e rigenerante pennichella il pomeriggio del giorno di Natale? Ci si può abbandonare al russare del diaframma spremuto dal cibo ingerito, al riscaldare le ossa umide di una melanconica giornata piovosa, al sognare viaggi nelle più lontane terre polinesiane inondate da un piacevole sole estivo.
E così ho fatto anche io.
Dopo aver sparecchiato la tavola dai rimasugli del mastodontico pranzo natalizio che avevo incominciato a preparare alle prime luci dell’alba; aver ricomposto l’incastro della mia sala da pranzo che, nonostante la sua appena sufficiente metratura quadrata, riesce sempre a sconvolgermi piacevolmente per adattarsi ogni volta ai fiumi di persone che sono ospiti della mia tavola; aver avviato la lavastoviglie, che ringrazio ogni volta in ginocchio, in segno di estrema devozione, per sostituirsi allo sciacquettio del sapone tra le mie mani sotto un getto d’acqua a volte gelido
…dicevo…
dopo essermi reso libero dalle incombenze casalinghe, ho guardato il letto e, con tono di sfida, gli ho dichiarato guerra: «Adesso sono affari tuoi! Ti sfonderò per quanto dovrò godermi questa pennichella!!!».
Aiutato dal caldo che la mia fedele cagnolona mi trasmetteva perché si era completamente addossata a me, mi sono lasciato abbracciare completamente da un signore di nome Morfeo. Ricordate quel tipo che tutti noi invochiamo quando vogliamo dormire? Sì, proprio lui. Mi sono abbandonato completamente ad un Dio, un Dio greco. Anche se, onestamente, non avrei avuto bisogno del suo aiuto perché talmente la stanchezza mi era compagna che mi sarebbe bastata solo lei. Neanche i due calici di prosecco che avevo bevuto a pranzo avrebbero fatto la differenza.
Ed ho sognato.
Ho sognato il mio papà. Oggi lui non era presente a casa mia. Non lo era fisicamente, perché ormai è qualche anno che ha deciso di passare il Natale in un altro luogo. Un luogo dove sicuramente avrà trascorso il giorno di Natale con le persone che gli hanno voluto bene durante la sua vita, e che oggi, anche loro, non erano seduti nelle tavole del Pianeta Terra.
Ho sognato il mio papà. Di quando io e lui, senza che né mio fratello né mia mamma potessero infastidirci, preparavamo il Presepe. L’ingresso di casa. Gli scatoloni che da solo era andato a prendere in cantina (io di certo non mi sarei affaticato troppo). Le corde per legare gli scatoloni e incominciare a costruire il paesaggio. Le casette. La carta roccia che ricopriva i fogli di giornale, accartocciati per dare forma alle montagne. Il muschio. La capanna, proprio quella, che ad anni alterni si trasformava in grotta. Le pecore. I pupazzi che avevano regolarmente la loro posizione, anche se il paesaggio cambiava. E guai a non farmi mettere sopra il ponticello il bambino che tirava l’asino. Oppure gli zampognari vicino alla capanna. O il venditore di pesce davanti al Bambinello, come se volesse regalarglielo per il grande regalo che Lui aveva fatto a noi nascendo.
«Ahi!!!», ho urlato. E mi sono svegliato di colpo. Stavo sognando, o forse rivivendo quella volta che, nella foga di preparare il presepe, mi sono infilato dentro il ginocchio una puntina da disegno. Doveva fissare la carta roccia come terreno del paesaggio. Era andata a conficcarsi nel mio povero ginocchio che si era sostituito al piede nello spostarmi da un lato ad un altro dell’ingresso di casa, dove stavano “facendo il presepe”.
Che dolore quella puntina da disegno!
Che dolore questo sogno durante la mia tanto agognata e meritata pennichella.
Maledetto Morfeo. Mi ero sbagliato sul tuo conto. Infatti, dopo essermi ripreso, sono subito andato su Wikipedia e, alla voce Morfeo, ho letto: “Morfeo è il Dio dei sogni della mitologia greca, figlio di Ipno e di Nyx. Il suo nome deriva dal greco da μορφή che vuol dire "forma" poiché lui era la divinità che di notte prendeva la forma e le caratteristiche dei sogni”. Ecco perché!
Maledette pagine del libro che ho letto prima di addormentarmi. Mi avevano raccontato questo: “…sentì nell’aria l’odore…del presepio, quello che faceva da bambino insieme a suo padre. Erano solo loro due a occuparsi del presepio, in quella faccenda sua madre non c’entrava, era roba da uomini. Ogni anno, ai primi di dicembre, prendevano dallo sgabuzzino gli scatoloni che contenevano le casette, l’erba finta…”. Queste pagine avevano messo su un piatto d’argento il materiale necessario al signor Morfeo. Del resto, lo avevo invocato io prima di buttarmi e sfidare il letto.
Maledetto io che non sono riuscito a dimenticare il mio papà.
Ma come si fa?
Si può dimenticare chi è stato importante per te una vita e adesso la vita la devi mandare avanti da solo, senza neanche il suo aiuto quando prendi un trapano in mano?
Nessuno di noi può o deve dimenticare, perché non può morire il ricordo di chi oggi non ha scaldato una delle infinite sedie dei nostri tavoli addobbati per il Natale.
Io sono stato fortunato, perché il mio papà si è venuto a mettere a riposare, a farsi una pennichella, accanto a me, in questo strano, ma molto bello, pomeriggio del giorno di Natale.
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