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L’umiltà nascosta

  • Immagine del redattore: Claudio
    Claudio
  • 2 gen 2023
  • Tempo di lettura: 5 min

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Non mi è mai stato particolarmente simpatico. Anzi, spesso l’ho criticato e l’ho fatto anche con veemenza. È succeduto a un Papa che io ho particolarmente amato perché mi ha cresciuto, nonostante fossi consapevole che non era stato perfetto e, in alcune occasioni, mi aveva profondamente deluso.

Benedetto XVI lo consideravo a me ostile. Un piccolo moto di vicinanza emozionale a lui l’avevo avuta quando fu eletto. Ho immaginato il grande peso dell’eredità che gli aveva lasciato Giovanni Paolo II. Non lo guardavo da un punto di vista prettamente religioso, ma guardavo l’uomo che si andava ad accollare tutti i possibili paragoni e confronti con chi l’aveva preceduto. E così è successo.

L’opinione pubblica mondiale ha potuto tirare fuori, finalmente, tutto quello che aveva represso durante il pontificato di Karol Wojtyla, il Papa intoccabile perché con la sua forte personalità aveva demolito il Muro di Berlino contribuendo a cambiare il mondo. La stampa, in ogni angolo della Terra, ha amplificato quella repressione e lui, Papa Benedetto XVI, al secolo Joseph Ratzinger, ha incassato tanti di quei colpi che, umanamente parlando, me lo facevano sentire più vicino, al netto di certe sue affermazioni o certi suoi atteggiamenti che palesemente e violentemente contestavo. Una parte di me, anche se fortemente piccola, lo vedeva come un martire di tutto quello che durante il precedente pontificato non si poteva dire (e qui aggiungo qualche aggettivo da attribuire alla stampa: infame, vile, servile e falsa).

Poi è arrivato quel giorno. Il giorno delle sue dimissioni. Era l’11 febbraio del 2013 e non volevo credere a quello che le mie orecchie sentivano. «Un Papa che si dimette!», «Perché lo sta facendo?», «Che cosa succederà adesso?». Tutte domande che non erano solo di un’opinione pubblica e di una stampa che fino a pochi giorni prima gli si era scagliata contro. Erano anche le mie domande: io che sono cresciuto nella Santa Romana Chiesa Cattolica e dalla quale ancora oggi non sono riuscito a staccarmi del tutto restando ben saldo grazie (o a causa) del cordone ombelicale. Non riuscivo a darmi delle risposte, se non quella scontata e fin troppo semplice: «Non ha avuto il coraggio e la forza di andare avanti. Troppi gli attacchi che ha ricevuto tanto da decidere di abbandonare per evitarne altri».

Ho trovato, invece, la vera risposta durante una chiacchierata con una signora che lavorava con me. Una donna con la quale ho potuto parlare di tutto, senza limiti e preconcetti. Una donna di fede, che mi ha fatto sentire sempre accolto, nonostante la mia vita peccaminosa. Questa grande donna, che io chiamavo la Protocollina (era una mia collaboratrice che gestiva il protocollo informatico dello Stormo), ha rispolverato alcune nozioni del catechismo che io avevo messo da parte. «È stato lo Spirito Santo che ha architettato tutto. È stato Lui a farlo eleggere Papa dopo Giovanni Paolo II perché avrebbe dovuto subire il paragone con il precedente anche tramite le accuse che aspettavano di esplodere dopo la morte dell’intoccabile Wojtyla. È stato sempre lo stesso Spirito Santo a condurlo alle dimissioni perché lo lasciasse lavorare durante il successivo Conclave per eleggere un Papa che avrebbe cambiato radicalmente la Chiesa di Roma. Vede Colonnello (la Protocollina non è mai riuscita a darmi del TU nonostante le mie continue richieste di farlo) ora abbiamo Papa Francesco che sta provando a mettere le cose a posto e l’opinione pubblica e la stampa sono tornate a starsene zitte».

Poche volte nella mia vita ci sono state parole che hanno cambiato profondamente (o quasi) il mio pensiero.

Quel riferimento allo Spirito Santo mi ha aperto gli occhi. Ovvio che da quel momento ho ragionato anche da un punto di vista prettamente religioso. Del resto, io non sono riuscito a staccare definitivamente il cordone ombelicale che mi tiene legato a Madre Chiesa. E onestamente non voglio definitivamente romperlo.

Per chi crede, e chiedo di capire un legittimo ragionamento di fede perché non sarebbe tale se volessimo spiegarlo con la razionalità, il centinaio di Cardinali che si chiudono in Conclave pregano lo Spirito Santo di aiutarli nella scelta del nome che sarà la guida spirituale della Chiesa, ovvero il Papa. È sempre Lui che interviene nelle scelte più difficili della nostra vita, indicandoci la strada migliore da percorrere. Poi sta a noi seguire i Suoi consigli o prendere altre strade. E così è stato con quel Papa tedesco: ha traghettato la Chiesa Cattolica dalla pesante eredità di un Papa polacco intoccabile, subendo anche accuse che in alcuni casi sono state anche eccessive e aprendo la strada a un Papa argentino che sta provando a cambiare nel profondo una Chiesa sporca da secoli di soprusi, scandali e impunità.

Ripeto: questa mia verità nasce da una adesione alla certezza fideistica che lo Spirito Santo spesso agisce in ogni uomo. Ovviamente, da un punto di vista esclusivamente laico la verità potrebbe essere diversa.

E allora?

Innanzitutto, ho incominciato a vedere Benedetto XVI in maniera più addolcita di prima. Ora lo considero un grande uomo di Chiesa, mentre rimangono ancora saldi in me alcuni giudizi negativi che avevo precedentemente. Del resto, mi definisco molto più laico che religioso e quindi continuo a condannare la chiusura che Ratzinger ha avuto nei confronti del mondo, rifugiandosi nelle sue scarpette rosse o nel suo ermellino ornato da un boa bianco.

Ma non posso non essere dispiaciuto della scomparsa di un uomo di fede, e indubbiamente di un importante teologo, che hanno permesso a Bergoglio di incominciare un bel lavoro di pulizia, nella speranza che si possa portarlo avanti il più possibile. Non posso non essere dispiaciuto dell’atteggiamento esageratamente ostile che ha ricevuto da parte dell’opinione pubblica e della stampa, solo perché hanno potuto finalmente liberare la repressione che li costringeva durante il ventennio di Wojtyla.

Un’ultima riflessione. In questo mio omaggio, un po’ bislacco, a Joseph Ratzinger sono usciti fuori tre Papi che negli ultimi decenni hanno cambiato la storia non solo della Chiesa, ma anche del mondo. Il primo polacco, grande comunicatore e distruttore di muri politici. Il secondo tedesco, umile lavoratore della vigna del Signore e incassatore di attacchi spesso non giusti. Il terzo argentino, testa di ariete nel voler cambiare ciò che non va e abile scansatore delle coltellate alle spalle che arrivano dall’interno dei corridoi dei Sacri Palazzi. Non vi pare che l’internazionalità dello Spirito Santo sia andata molto più avanti dell’immobilità della Chiesa e del mondo laico tutto?

E poi venite a dirmi che lo Spirito Santo non si infila e agisce tra gli uomini!!!

Buon viaggio Joseph Ratzinger, Papa Emerito e, per me, esempio di umiltà e abbandono alla volontà di Dio. Ti chiedo solo di inviarmi, da lassù, un po’ della tua fiducia in Cristo, visto che ne sono spesso carente.



PS: ho voluto inserire la foto che immortala il momento in cui comunica le sue dimissioni perché è, secondo me, la più rappresentativa della sua grandezza morale e spirituale, oltre che umana.

 
 
 

1 commento


Michela Ragusa
Michela Ragusa
02 gen 2023

Bello questo omaggio al Papa... Come te non mi è mai piaciuto all'epoca, ma lo ritengo un grande... Che dopo aver fatto quanto diceva si è messo da parte ritirandosi. Ultimamente mi faceva tanto tenerezza quando se ne parlava... Forse mi ricordava nonno... Chissà!

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