U.S.
- Claudio
- 23 dic 2021
- Tempo di lettura: 4 min

Nell’attimo in cui incominci a leggere questo testo il sole potrebbe essersi già arrestato, ma tu ancora non lo sai. Ti sono concessi otto interi minuti e diciannove secondi prima che la notizia della sua morte ti raggiunga. È il tempo che la luce impiega per arrivare di là fino a te. Poi diventerà oscuro. Finora sono trascorsi nove secondi.
Ma il tempo che ti è ancora concesso è sufficiente per essere in grado di poter esprimere tutte le emozioni che un tramonto, anche se in questo caso immaginario, può scatenare dentro di te.
Perché di tramonto stiamo parlando, quando noi diamo al sole solo pochi minuti di vita. Una vita che oggi muore, ma che domani mattina, esattamente tra circa tredici ore, rinasce.
Certo, i calcoli che hai appena fatto, andando a cercare su Google le effemeridi del 20 e del 21 ottobre 2019, non sono precisi al secondo così come quelli che ti sono stati indicati per farti mettere paura dello “scuro” che sta per arrivare. Infatti, tu non sei un matematico o un astrofisico. A te basta sapere che dopo la notte arriva il giorno e che sarà sempre così fino a quando…fino a quando ci sarà qualcuno che permetterà al sole di compiere lo stesso scherzo: giocare a nascondino. Uno scherzo che è costato anche la vita a chi, molti secoli prima di oggi, ha scoperto il trucco che il sole usava per scomparire e riapparire ogni santo giorno. Usando le proprie funzioni celebrali, spinto dalla curiosità di conoscenza e supportato dal bagaglio culturale, per dare una spiegazione a quello che, all’epoca, era considerato un mistero, questo qualcuno ha scoperto che la Terra è tonda. Ed ha avuto una marea di problemi giudiziari.
Ti sono rimasti ancora sette minuti e otto secondi per poter esprimere quello che hai dentro adesso. Sono momenti unici e irripetibili. Domani ti concederò lo stesso tempo per ripetere lo stesso esperimento, consentendoti di vedere che il risultato sarà diverso da quello odierno perché non ci sono regole che determinano le emozioni o le sfide che seguono un copione già visto. Ogni giorno, ogni tramonto, ogni momento con me, contando i secondi che ti separano dal buio, sono sempre diversi.
Il sole ti sta sfidando, ti sta chiedendo di confrontarti con lui, nel momento della sua morte, per vedere se giorno dopo giorno tu sei sempre lo stesso. Così come ha sfidato nei secoli la determinazione di quegli uomini che oggi ti hanno permesso di determinare il tempo che ti lascerà al suo buio, che non è necessariamente il tuo. Il buio di questo emisfero che è luce sotto di te, nell’altro emisfero.
Tuo, invece, è il tempo che hai adesso a disposizione – ricordati che mancano ancora cinque minuti e quarantatré secondi – per poter rivedere il tuo oggi. Rifletti su quello che è accaduto intorno a te e dentro di te, che esso sia bello, brutto o insignificante. È proprio l’insignificante che diventerà importante alla fine di ogni giornata, quando il sole per te è andato a riposare o, tu lo sai benissimo, ad illuminare altre coscienze. Magari anche la tua…nonostante tu veda solo buio. Ciò che tu oggi non sei riuscito a mettere a fuoco ritornerà nei sogni, che potranno anche chiamarsi incubi.
E tu, domani sera, starai sempre qui con me, in attesa che la tua giornata abbia termine, a ripensare e ripensare a quello che avrai vissuto domani, direttamente o indirettamente. Sarai qui con me, davanti a questa finestra, perché non potrai, come oggi e come ieri, essere in mia compagnia, mentre te ne stai comodamente avvolto dalla tua poltrona. Starai qui con me, al freddo come al caldo, anche se non potrai vedere il sole andare sotto l’orizzonte perché davanti a te ci sarà solo un ammasso di cemento, dentro il quale chissà quanti altri staranno vivendo la tua stessa esperienza. Starai qui con me perché ormai non ne puoi più fare a meno, guardando il tuo orizzonte immaginario, offuscato dal fumo che ti è davanti agli occhi.
Perché è così che tu vedi la tua vita. E non sono io che ti offusco la vista.
Il mio fumo, anche se non innocente, è oggi per te salvezza. Grazie a me puoi aprire i tuoi occhi solo una volta al giorno, adesso, in questo quotidiano momento che ti sei ricavato, involontariamente, giorno dopo giorno, per estraniarti dalla frenetica confusione che ti circonda e poter guardare il tramonto, il tuo tramonto.
Ancora pochi attimi, molto più di quanto le lancette dell’orologio ti stanno ora permettendo. Lui, il Signor Tempo, non è il solo padrone dei tuoi minuti. Lo sei tu e non devi farti condizionare dal trascorrere dei minuti: quello è il trascorrere che lui determina, questo il tempo che tu decidi di vivere.
Anche se mancano meno di due minuti alla notizia della morte del sole, tu potrai avere, sempre che tu lo voglia, ancora il suo chiarore dentro di te, mentre fissi il tuo orizzonte: buio agli occhi degli altri, ma non ai tuoi.
La mia flebile luce, il mio leggero chiarore che si rinvigorisce ogni volta che è eccitata dalla tua bocca, tra poco non ci saranno più.
Vedi! Sei tu che regoli la mia vita, decidendo dall’intensità delle tue “boccate” la durata della mia esistenza. Lo so di essere nociva, per la tua salute e per quella che ti sta accanto. Però ho il merito di regalarti questo momento, tutto tuo, davanti al tramonto.
Quella che vedrai domani mattina, quando sarai riemerso dalla fantasticazione del tuo ieri, non sarà la stessa luce che adesso se ne sta andando via a braccetto con il sole. Ed anche tu sarai diverso, come tutte le mattine, dopo che ti avrò aiutato, tutti i giorni come oggi, a rischiarare la tua notte lasciando aperte le porte del tuo dormire alla materializzazione di ciò che per te è stato insignificante.
È arrivato il momento di gettarmi nel posacenere nello stesso istante in cui il sole rischiarerà l’altra parte di mondo.
È arrivato il momento che tu faccia, per l’ennesima notte, i conti con le tue azioni e con quello che è accaduto attorno a te oggi, così come lo hai fatto ieri e così come lo farai domani.
È arrivato il momento di staccarti dalla tua ultima sigaretta della giornata, che da anni ti permette di riflettere su quello che hai vissuto, ma che a volte ti offusca la vista con il suo mortale abbraccio nebbioso.
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